L’inaugurazione
Sabato 7 maggio 2022, alle ore 17.30 presso Palazzo Parasi a Cannobio, si terrà l’inaugurazione della mostra “ANNI ’70” di Lucio Del Pezzo, a cura di Vera Agosti.
La mostra
Il focus è dedicato agli anni Settanta, una stagione particolarmente creativa, ricca e pienamente rappresentativa della poetica dell’artista.
Il primo piano di Palazzo Parasi ospita le coloratissime opere di questo periodo, con le mensole dal fondo dorato, come altari laici, sui quali sono appoggiati diversi oggetti enigmatici (“La Vela fondo oro”, 1974; “Losanga”, 1975), le steli e i casellari (“I segni ardoise”, 1970; “Casellario 40 elementi”, 1974), sorta di archivi ordinati dei simboli segreti amati dall’autore.
Al piano superiore, alcuni pezzi degli anni precedenti e successivi permettono un dialogo e un confronto temporale, per uno sguardo più completo sulla ricerca del maestro, con una trentina di lavori in totale, di piccole e grandi dimensioni.
Esposte anche alcune sculture, come “Bomarzo” del 1975 e “Russia” del 1995.
Un video completerà la rassegna per l’approfondimento.
La mostra sarà poi visitabile fino a domenica 26 giugno 2022 nei seguenti giorni e orari:
– giovedì e venerdì ore 16-18;
– sabato ore 10.30-12.30 / 16-18;
– domenica ore 10.30-12.30;
Apertura speciale scuole: giovedì 12 maggio, ore 9.30-12.30.
L’accesso avviene nel rispetto delle vigenti norme sanitarie.
Per informazioni:
– tel.: +39 0323 840809 (orari ufficio);
– e-mail: rete@unionelagomaggiore.it.
L’artista
Le sale espositive di Palazzo Parasi di Cannobio ospiteranno la personale di Lucio Del Pezzo (Napoli, 1933 – Milano, 2020), “Anni ’70”, a cura di Vera Agosti.
La mostra è realizzata in collaborazione con la Fondazione Marconi di Milano.
Partendo da esperienze informali e posizioni neo-surrealiste e neo-dadaiste, con la partecipazione al Gruppo ’58 a Napoli, Del Pezzo si dedica in seguito a geometrie razionali neo-metafisiche, optical e pop. Costruisce tableaux-objets e assemblages, con un linguaggio ludico e ironico.
Nel 1960, su invito di Enrico Baj, si trasferisce a Milano. Lavora tra il capoluogo meneghino e Parigi, nello studio che era stato di Max Ernst.
Numerose le mostre in Italia e all’estero.
Nel 1961 espone negli Stati Uniti, vincendo il Carnegie International Award; nel 1964 è alla Triennale di Milano, dove con Baj e Fontana realizza “Il Labirinto del tempo libero”, e alla Biennale di Venezia, dove nel 1966 è invitato con una sala personale, con la presentazione di Gillo Dorfles.
Dal 1965 collabora con lo Studio Marconi. E ancora, la personale a Parigi nel 1968; la retrospettiva alla Rotonda della Besana di Milano nel 1974, curata da Guido Ballo; la grande personale al Palazzo dell’Arte di Mosca nel 1988; quella alla Casa del Mantegna di Mantova nel 1994; la prima retrospettiva in Germania nel 2000 all’Istituto Mathildenhöhe di Darmstadt.
A Napoli, nel 2001, esegue quattro grandi rilievi ceramici e una scultura in bronzo per due stazioni della metropolitana, e viene organizzata un’antologica al Castel dell’Ovo.
Nel 2008, alcune opere entrano a far parte della collezione della Farnesina a Roma.
Lavora anche come scenografo e ottiene la cattedra di “Ricerche sperimentali sulla pittura” alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano.
Lo spazio
L’esposizione si iscrive nel quadro delle mostre pensate per valorizzare una storica costruzione risalente al XIII secolo, adibita per tanti anni a luogo di giustizia e di governo. Il Palazzo della Ragione, meglio conosciuto come Palazzo Parasi, è stato accuratamente restaurato dall’Amministrazione Comunale, di concerto e sotto l’alta vigilanza della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio della Regione Piemonte.
Si tratta di un imponente edificio che sorge a ridosso della Torre Comunale del XII secolo. Al piano terra, è presente un portico coperto con volte a botte che conserva lapidi, stemmi e rilievi del XIV secolo e due tombe romane. Ai piani superiori, sono state realizzate due aree destinate a spazio espositivo, una delle quali particolarmente interessante per il diretto contatto con le antiche capriate.